E il grembo di una Donna si fece cielo.

È sola al centro del mondo la Vergine nei dipinti del beato Angelico, raccolta in un globo di luce. Nella penombra, brilla un volto estenuato di trasparenza. Molto più che le sue manifestazioni nei secoli dei secoli, di lei è più amorevole contemplare la sua figura dimessa, raccolta in un’aura silenziosa. Aveva imparato a pregare pure mentre stendeva il bucato, salmodiando le litanie della vita sul filo delle lenzuola bianche e degli strofinacci a righe. Un profumo di pulito, nell’aria e sulle labbra. Non è questo simile ad una preghiera? L’umile fanciulla fu meno sorpresa dell’apparizione del messaggero divino che dal suo saluto e dal tono inatteso dell’apprezzamento: «Rallegrati, ripiena di ogni virtù». Nel saluto la voce passa dall’ombra alla luce, dalla carne allo spirito. Maria sente un rumore di sorgente nel suo cuore. Fu così che Dio implorò asilo nel mondo e chiese a Lei di dargli una vita umana, di dargli mani con cui benedire i fanciulli, piedi con cui andare in cerca delle pecorelle smarrite, occhi coi quali piangere gli amici morti ed un corpo col quale soffrire per poterci dare una resurrezione. 

Lo Spirito d’Amore prese l’anima di Lei sotto le sue ali, e Lei concepì Cristo in se stessa: fu allora che si compì in lei il rapimento estatico che le creature umane cercano invano, quando divengono due in una sola carne. È concepito un figlio, con la freschezza dei giardini, come una frase portata dalla sera.  

Maria chiama se stessa «Ancella del Signore»: questo è ciò che è ogni donna. Le donne, le madri tutte hanno a che fare con l’invisibile: esse vedono Dio nella polvere del tempo, nell’oro antico dei giorni. Da quel saluto, le più felici tra le donne, figlie di Eva, sono quelle che portano Dio nell’uomo, perchè lo hanno dentro. È la più grande avventura che si possa intraprendere nelle terre desolate dell’amore. 

Allontanandosi l’angelo lascia l’attesa. È un’attesa immensa, un’attesa alla quale nessuno sa rispondere: Dio ora ha una casa di carne. L’attesa di Dio è già tutto Dio. 

Quattro venti 

dentro un ventre.

Ogni estremità,

tutte le direzioni

l’alto e il basso

l’ampiezza e la profondità

sangue del suo sangue:

un corpo di carne

col cuore di Dio. 

Il grembo è un cielo. 

Testo di Elettra Ferrigno ©

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