
Si potessero contagiare
i pensieri positivi
gli slanci e gli sbilanci
di un’allegrezza fulminea
il giubilo del cuore
la vibrante estasi dell’esultanza.
Potesse la gioia comunicarsi dal mio volto al tuo
e viceversa;
e potesse essere vento quella gioia,
danzarla nelle dita
come il virar di una rondine
e seguire sinfonie senza spartito
suonare rintocchi di un tempo imperituro,
nello spazio vederla leggiadra
disegnare colori di eterna memoria.
Potesse il suo soffio
unire in uno solo
tutti i respiri degli uomini e
lasciarli a mezz’aria
leggeri
o galleggiare
come ninfe sull’acqua
e i pesi andare giù
come neve
-lievi.
Potesse la saliva
essere eco di
un bacio santo,
l’arcana maniera
dell’invisibile amore.
Effluvio sepolto,
ebbrezza sospesa,
mistico spunto
di un agognato cantico.
Si potesse con una stretta di mano ridare
vigore allo stanco,
e in uno scambio caldo di fremito e anelito
sentirla la vita,
nella sua vibrazione
che inghirlanda e benedice.
Si potesse con un abbraccio
scagliare bombe
colmare tombe
sciogliere la nausea del mondo,
il tetano dell’uomo,
l’asfissia del potere,
la carie delle ore senza senso.
Stasera questo solo io vorrei:
ammalarmi -ancora-
d’amore,
cingermi il capo di una corona votiva
che lascia tracimare in petto reminiscenze future di gloria.
Potesse l’amore essere il solo virus ad essere trasmesso,
mai dismesso,
il solo reo confesso.
Potessi, io mi lascerei contagiare
ora e ancora
-sempre-
diciamo spesso
dall’unica cosa che non muore.
L’amore.
©️foto e testi di Elettra Ferrigno