Nella parabola del seminatore non viene detto quanto ci vuole perchè «il più piccolo dei semi» divenga albero. Nel mondo naturale i cicli della crescita e della fermentazione sono segnati da leggi che conosciamo, nel mondo dello spirito il tempo non è tempo, o meglio, non lo si misura allo stesso modo. Dio opera nel tempo con misura eterna, e ogni volta che ce ne dimentichiamo rischiamo di compromettere il seme. Chi crede non ha fretta: attende in silenzio il compiersi della parola. Non capisce né rispetta la forza divina del seme chi s’affanna troppo attorno ad esso. Quaggiù abbiamo le ore contate e vogliamo quindi vedere -e subito!- dimenticando che sono «beati gli occhi che credono senza vedere». La virtù che Dio infonde nel granello continua il suo operare anche quando i nostri poveri occhi di carne non la possono più seguire.
Poiché la parola di Dio è davvero un seme, seguendo l’immagine evangelica, possiamo affermare che il seme non si perde anche se si semina lungo la strada, tra le spine o sulla roccia. Con la pazienza la vita è salva, con la perseveranza l’anima è al sicuro. E con la certezza incrollabile che Dio non spreca parole, esse «non ritorneranno senza effetto, e senza aver compiuto ciò per cui le ha mandate».
Il seme va seminato ovunque: ecco il nostro impegno. Dio non ci farà colpa di seminare largo. Ci farà colpa di aver avuto paura di seminare sempre e ovunque e di inquietare qualsiasi pasta. Ci farà colpa di una custodia gelosa ed egoistica del seme, per paura di comprometterlo o di avere alberi e fermentazioni non conformi ai nostri piani. Non c’è crescita o fermentazione che non abbia le sue sorprese e i suoi inconvenienti, ma sono gli inconvenienti e le sorprese della vita che si guariscono col vivere, come le sorprese della libertà guariscono con la libertà.
Che di salti ha bisogno la vita, di salti nel vuoto, nel buio, di salti mortali, che a dispetto del nome portano ad altra vita, per chi sa rischiare. Questo è seminare: accompagnare, lasciare, spingere con la mano un seme verso un invisibile suo destino; accettare il rischio della perdita, del fallimento, dell’abbandono, della fatica, del dolore, della disperazione. Del concepire le relazioni d’amore come un perdersi con entusiasmo.
Ci sono persone tanto vicine da diventare invisibili: non sempre ciò che cerchiamo è lontano, spesso ci è accanto e abita in noi. Così è dei semi di parole divine, così è dei seminatori. Così è di Cristo e di coloro che gli appartengono.