È Dio, ai miei piedi

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Le parole che Cristo rivolge ai suoi discepoli, poi a suo Padre, nella notte tra giovedì e venerdì contengono già tutte le richieste d’amore che generazioni di beati eleveranno a lui; la stessa lavanda dei piedi prefigura tutte le opere di misericordia che rinnoveranno la faccia del mondo.

“Il Giovedì Santo”, F. Mauriac

 

Si, Signore,

siamo gente con le piante dei piedi sudicie. Allontanandoci dai tuoi sentieri siamo finiti nel fango, non solo con i piedi, ma con tutto il corpo, e di più: con tutto il cuore. Non abbiamo scosso la polvere da queste estremità e così spesso siamo rimasti avvitati alla terra, sostenendo pesi insopportabili e procurandoci da noi stessi profonde e purulente piaghe. Tocca riconoscere che a questi piedi, Signore, risulta talvolta più leggero un sentiero tortuoso che un cambio di rotta, su strade che appartengono a Te. Questi sono i piedi di chi fugge davanti al bene da fare e ne prende le distanze rimanendo connivente con il male. Questi sono i calli di chi ricade sempre nello stesso peccato, dei recidivi, di coloro che preferiscono continuare a guardare l’immagine falsa che hanno di Te, invece che lasciarsi guardare da Te. Questi sono i piedi raggrinziti di chi ha traversato giorni di mare e di mareggiate. E i piedi troppo gonfi, di chi ha tanto camminato ma non ha mai raggiunto mai la metà. Qui ci sono piedi con unghie smaltate e talloni d’Achille. Alluci valghi, dita rese storte dalle artriti provocate da verità non dette, taciute, insabbiate.

Tutti questi piedi, Lui li ha amati. Lui ha amato questi piedi, tutti i piedi. A due a due.
Non conosco nessun dio che dall’Alto sia venuto e così in basso sia sceso; non c’è al mondo nessun dio che abbia deciso di farsi guardare dall’alto dall’uomo, prima di farsi issare in alto, su una croce. Non conosco nessuno che abbia questo modo folle di amare: partendo dal basso. Dalle infermità, dal bigottismo, dalla doppiezza, dal tradimento, dalla cattiveria. Dalla disperazione, dal delirio di onnipotenza, dall’autosufficienza. Dalla grettezza, dall’avidità, dalla lordura. Dal peccato, come qualche intellettuale ha definito ciò che non si può fare. Quel peccato che fa rassomigliare tra di loro tutti gli uomini di ogni razza, generazione, età, istruzione, e li accomuna.

Dai piedi di noi, pover’uomini e donne miserabili, Egli traccia il Suo itinerario per muovere i suoi. Da questi piedi la carità di Cristo inizia dolorosamente il suo golgota nella ferocia umana. Da questo suo procedere, da questo fermento di follia, disarmato e controcorrente, l’intero genere umano viene come sollevato.

Un mistero cova da questa sera nella notte degli uomini e del mondo: Dio non si difende, neppure da chi sa che lo tradirà, gli lava i piedi anzi, e indifeso benedice un po’ di pane e versa un po’ di vino, chiedendo di farne un memoriale. Mistero quello del Giovedì Santo. Mistero che, come ogni amore, lascia aperta una via d’accesso. Mistero pronto ad aprirsi, a concedersi, ad aprirsi e ad abitare ogni anima; mistero che si rende impenetrabile solo a chi ne vuole restare fuori, indifferente.

E’ in questo mistero che intuisco che quando dici sommessamente “Ho sete”, Tu, Signore, hai sete di me…

2 pensieri su “È Dio, ai miei piedi

  1. Oggi un’amica scriveva che c’è gente che ha paura di aprirsi a questo AMORE perchè è un amore esigente che mette in discussione, scava dentro e si preferisce ignorarlo per timore di non essere capaci di rispondere a qualcosa di infinitamente più grande di noi. Personalmente trovo che basterebbe essere umili, riconoscere la nostra incapacità e Gesù subito verrebbe in aiuto con la Sua grazia.

    1. Fa parte delle opere di misericordia accettare quanto ancora non è perfettamente sotto una Luce che permetta agli altri di vedere pienamente quanto Amore c’è in serbo per ciascuno di noi. Non tutti siamo pronti a corrispondere perchè è -si!-, un amore esigente. Aspettiamo, pazienti e oranti, che la grazia apra brecce nei cuori più duri. Come, tempo fa, ha fatto con me. Un abbraccio Lucetta!

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