Spiegami la vita!

Donna che stira, Picasso – 1904

E per sopravvivere
mi son fatta tenace.

Ma tu chiedi di cedere,
di rinunciare,

allentare la presa,
sciogliere l’elmo,

separare il morso.

Ma sostieni si possa
il respiro anche senza

intenzione, si possa
abdicare a una morte

violenta. Anche nuda
in un tratto io resto,

convinta di esistere.

Lucia Brandoli, Convinta di esistere (Ensemble, 2021)

Spiegare. Nel dizionario, il significato più comune del verbo – accanto a quello di esprimersi in modo chiaro fornendo una spiegazione –  è quello di svolgere in tutta la sua estensione un oggetto ripiegato o avvolto. Così può essere anche della vita quotidiana. Presenta delle pieghe, dei ripiegamenti: nella relazione con se stessi o con gli altri, nel modo di procedere, nelle scelte da compiere. Nelle pieghe si annidano le domande, i pensieri distorti, le incrinazioni della coscienza, le voci menzognere, il contraffatto ideale della vita, del suo sublime valore e della sua dignità. Dalle pieghe, spesso, proviene una sete incontenibile di senso, che muove l’uomo verso la ricerca del “di più”. Un di più che, anche se si ha tutto, se non c’è, fa sentire meno. Meno sicuri, meno attenti, meno gioiosi. Meno esseri umani. 

Un tale, mosso da una sete incontenibile di senso e di domande senza risposta, correndo va incontro a Gesù, lo conosce già, si trova sulla sua stessa via, si inginocchia ai suoi piedi e lo chiama con un appellativo familiare: «maestro buono». Maestro buono, spiegami la vita: «Che cosa devo fare?» 

Spesso si pensa che ci si salva facendo, che la felicità della vita sia il risultato di un arduo lavoro. L’essere diventa subordinato al fare. 

Gesù a quel tale non propone un fare ma un modo diverso, nuovo, di intendere la vita: essa non dipende dall’autorealizzazione ma da uno sguardo carico d’amore: «fissatolo, lo amò». La salvezza non si ottiene facendo qualcosa perché la salvezza è dono. È la grazia la parola definitiva sull’uomo che cerca un senso e che può trovare solo in Dio, che si è fatto uomo. Il senso è donato, l’uomo può riceverlo senza alcun merito. «Tutto quello che hai vendilo e dallo ai poveri; e avrai un tesoro in cielo; poi vieni, seguimi»: un modo nuovo di vivere, capace di allargare i polmoni e di riportare il respiro negli automatismi stantii del vivere, negli autosabotaggi, nei dolori cronicizzati. 

Quel tale andó via triste perchè possedeva molte ricchezze, dice il Vangelo. Nemmeno una vita pia e osservante dei comandamenti è il segreto della felicità. La vita vera scaturisce dall’ascolto di una proposta più ampia e si realizza solo se la si accoglie. Fino a quando l’uomo conterà solo su di sé, sulle proprie capacità di rinuncia o di donazione, sulla propria fedeltà, qualsiasi proposta del vangelo apparirà dura, esigente. Ogni ricchezza – ogni idolatria – che venga considerata come esclusivo punto di forza e di autosufficienza, come possesso irrinunciabile e indiscutibile, diventa pericolosa interferenza con una sequela radicale. Con una vita piena, piena di senso. Quello che gli uomini giudicano impossibile contando sulle proprie forze, diventa possibile a Dio. Se si smette di fare e lo si lascia fare. Quel tale triste siamo noi, se non ci lasciamo spiegare la vita, se non ci lasciamo fare, se non ci lasciamo guardare a lungo. Più forte del dolore e del dubbio è il mistero, che apre sempre una porta tra carezza e vita eterna. Feroce tenerezza.

S-piegare è anche togliere le pieghe. Ovvero dire l’identità dell’uomo così com’è, nella sua verità. Una vita spiegata è una vita il cui senso ultimo è Cristo, (parola di) Verità per la vita dell’uomo. Una vita spiegata è una vita il cui senso va perfino oltre la vita. L’uomo non si spiega da solo. Diceva S. Agostino: io stesso ero divenuto per me un grande enigma. Tutti abbiamo bisogno di un Altro che ci spieghi le cose, che ci spieghi la vita.

L’abisso chiama l’abisso, e può diventare preghiera.

“Gesù, spiegami la vita. Cioè: togli Tu le pieghe della mia vita. Stirami… non perchè tutto vada liscio, ma perchè tutto abbia un senso, una luce, un oltre. Dimmi una parola di verità sulla mia identità, e che tutto ciò che io possiedo sia contenuto nel mistero dell’affidarsi. Io sono dentro un IO SONO più grande: un piccolo io dentro un grande TU”

© Testo di Elettra Ferrigno

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