Arancione-speranza

Anche quest’anno ho firmato un contratto facendomi carico di tutti gli oneri (senza onori), ma forse sarebbe più corretto dire che mi sono presa l’audace briga di essere l’insegnante di bambini hc, nel cui acronimo è possibile includere una vasta gamma di patologie che vanno dall’autismo alla dislessia, passando per la sindrome di down. Non è facile, la posta in gioco è molto alta: si tratta di carne viva, sofferenza muta e dignitosa, umanità piegata e definita ancora beceramente “diversa”. Tutto dentro ad un bambino. Io ho un sacco di domande ma non ho alcuna risposta, so solo che ogni giorno c’ho davanti un bambino che soffre senza alcuna spiegazione plausibile e umanamente acquietante. Io so solo che tutte le mattine, varcando la porta della scuola, mi aspetta una sfida che si può accettare pensando alla scuola come ad un grande palcoscenico, non per mettere in scena una finzione, quanto piuttosto per prendere in prestito un po’ della stoffa del teatrante che ha nel sangue l’arte dell’improvvisazione, del saper gestire le contingenze senza mollare la presa un secondo, del gestire la platea (si, un solo bambino vale una platea) tenendola ‘interagente’ e possibilmente allegra, senza trascurare, oltretutto, la centralità dell’aspetto didattico. Un’ora passata con un bambino hc equivale a quattro ore trascorse con una classe intera. E’ fascio di nervi saldi, è muscoli che bruciano dopo una performance sportiva. E’ creazione immediata, occhi sempre vigili, slancio vitale, energie che si esauriscono. Però questo lavoro è di una bellezza imbarazzante ed io lo faccio con passione. Stamattina, mentre in aula lavoravamo coi regoli, ho chiesto a XXXXXX se poteva usare il colore verde. Le ho detto: «E’ un bel colore, si dice sempre verde-speranza!»

«No, prof! Io voglio usare l’arancione.»

«Perchè proprio l’arancione?»

«L’arancione-speranza!»

Succede sempre così: entri convinta di far lezione e invece sono loro che la fanno a te. Oggi sono andata a scuola e ho imparato, grazie a XXXXXX, che alla speranza appartengono tanti colori e che è capace di contenerli tutti. Che la speranza è un arcobaleno.

‘Beccati questa, prof.! E’ la lezione che oggi ho preparato per te pensando all’ottimismo!’

Mentre tornavo a casa “rimpicciolita” e con l’immagine dell’arcobaleno ancora negli occhi, ho poi pensato che

speranza

fa rima con

alleanza.

Touchè!

 

Un pensiero su “Arancione-speranza

  1. Semplicemente meraviglioso il tuo post. Ti dico solo che ti auguro tutta la forza, la capacità, la dedizione che un lavoro del genere richiede. Quando le domande che ti poni non hanno risposte pensa che ti stai occupando di figli di Dio e quindi chiedi aiuto al loro Padre celeste ed ai loro angeli custodi e sicuramente da loro riceverai lezioni come quella che hai raccontato. Prego per te e per loro. In privato scrivimi il tuo nome.
    luciapracilio@gmail.com

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